\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 I \i Principia\i0 di Newton rappresentano il punto pi∙ alto raggiunto dalla filosofia della natura del Seicento. I tre libri ch
e lo compongono non sono tuttavia omogenei metodologicamente. Essi sono preceduti dalle definizioni matematiche di materia e di forza (insita, impressa e centripeta), coronate dallo scolio sullo spazio e sul tempo assoluti, veri e matematici, ben distint
i dalle loro misure relative e sensibili. Qui Newton inserisce il famoso esperimento della secchia piena dÆacqua che, sospesa a un filo e fatta ruotare velocemente, dimostra la presenza, nel moto circolare vero o assoluto, di forze di allontanamento dall
Æasse, rivelate dalla concavitα dellÆacqua, forze che sono invece nulle nel moto circolare relativo. Gli assiomi, o leggi del moto, sono la formulazione matematica dellÆinerzia, giα enunciata da Galileo e Descartes in termini fisici. I primi due libri, n
onostante le innovazioni, si collocavano facilmente nel solco della meccanica razionale ritenuta da sempre una scienza matematica. Le proposizioni del primo libro dimostrano, in base alle definizioni e agli assiomi premessi allÆopera, le leggi del moto p
lanetario, ammessa una forza centrale che agisca secondo lÆinverso del quadrato della distanza. Il secondo libro viene dedicato al moto dei corpi nei fluidi, e viene confutata lÆipotesi cartesiana che i pianeti siano trasportati da vortici materiali. Il
terzo libro invece riguarda la costituzione dellÆuniverso (\i De systemate mundi\i0 ): era perci≥ un libro ôfilosoficoö. Cos∞ in esso vengono descritti i moti dei satelliti di Giove e di Saturno, e quelli della Terra e dei pianeti intorno al Sole; viene
indicato il modo di calcolare la massa del Sole e dei pianeti conoscendo quella della Terra; vengono calcolate le irregolaritα del moto lunare e le maree sono spiegate come un effetto congiunto dellÆazione gravitazionale del Sole e della Luna; viene mess
o a punto un metodo per calcolare, mediante approssimazioni successive, le orbite delle comete, la cui appartenenza al sistema solare viene dimostrata. Nella prima edizione il terzo libro era preceduto da una sezione intitolata \i Hypotheses\i0 , che and
avano aggiunte alle \i Definitiones\i0 e agli \i Axiomata\i0 affinchΘ i principi matematici consentissero la discussione della materia fisica. Nella seconda edizione (1713), per evitare lÆambiguitα del termine ipotesi, Newton introdusse al loro posto (
ma il contenuto venne conservato, con la sola eccezione della terza ipotesi sulla possibilitα di trasformazione universale della materia) due sezioni: le \i Regulae philosophandi\i0 e i \i Phaenomena\i0 . Le prime verranno considerate il manifesto della
ricerca empirica, ma la loro vera origine si trova nelle regole di interpretazione dellÆApocalisse, redatte da Newton negli anni Settanta. A questa edizione Newton aggiunse anche uno \i Scolio generale\i0 , che contiene un abbozzo delle sue convinzioni
religiose e metafisiche, anchÆesse radicate nei suoi scritti teologici. Dio Φ onnipresente nello spazio e nel tempo assoluti in un modo che a noi sfugge, ma questa sua presenza nel mondo Φ rivelata dallÆesistenza di leggi non meccaniche, come la gravitaz
ione, dallÆordine e dalla bellezza dellÆuniverso, nonchΘ dalle cause finali. Con i \i Principia\i0 si concluse la grande fase creativa della ricerca di Newton. La pubblicazione dellÆ\i Opticks\i0 (1704) fu ritardata fino alla morte di Hooke, ma era giα
pronta da molto tempo. In appendice allÆ\i Opticks\i0 comparvero due opuscoli matematici, che esponevano il metodo delle flussioni di Newton trovato negli anni Sessanta. Nel 1705 una recensione negli \i Acta eruditorum\i0 , anonima ma certamente di Lei
bniz, sembrava suggerire che il metodo delle flussioni fosse semplicemente una trasposizione dellÆanalisi infinitesimale di Leibniz. Come esempio di applicazione delle flussioni venivano indicati i \i Principia\i0 , che erano posteriori di tre anni alla
\i Nova methodus pro maximis et minimis\i0 di Leibniz. La recensione rivendicava quindi una prioritα nella scoperta del calcolo, ma non insinuava alcun sospetto di plagio. La risposta tard≥ qualche anno, ma fu molto dura. Nel 1710 le \i Philosophical tr
ansactions\i0 pubblicarono una memoria di Keill, che conteneva unÆaccusa di plagio nei confronti di Leibniz. Wallis aveva infatti pubblicato le lettere di Newton sul calcolo, e non vÆera dubbio che il metodo delle flussioni fosse stato inventato per pri
mo da Newton; ma cÆera di pi∙: ô... la stessa aritmetica tuttavia, mutati solo il nome e le notazioni, era stata pubblicata da Leibniz negli \i Acta Eruditorum\i0 ö. Leibniz, che era socio della Royal Society, chiese spiegazioni e ci fu uno scambio di le
ttere che invelen∞ gli animi. Per dirimere la disputa, la Royal Society nomin≥ una commissione che si pronunci≥ nel 1712 a favore di Newton, auspicando la pubblicazione dei documenti originali. Il volume, che raccoglieva documenti e lettere di Barrow, Co
llins, Wallis, Newton, Leibniz in ordine cronologico, usc∞ lÆanno seguente con il titolo \i Commercium epistolicum D. Johannis Collins et aliorum de analysi promota\i0 . Newton stesso ne fece una recensione nel 1715 sulle \i Philosophical transactions
\i0 . Questa recensione contiene anche un confronto tra la filosofia di Newton e quella di Leibniz, assai pi∙ utile per comprendere il pensiero del primo della sterile disputa sul calcolo. Leibniz, che aveva giα diffuso una \i charta volans\i0 con un giudi
zio di G. Bernoulli a lui favorevole, mand≥ a S. Clarke una prima lettera critica sulla filosofia newtoniana. Ne segu∞ unÆaltra polemica epistolare per interposta persona, giacchΘ Clarke fece da prestanome a Newton, che non voleva scrivere personalmente
a Leibniz. Lo scambio epistolare mise in luce i tratti caratteristici della filosofia della natura newtoniana intorno ai concetti di gravitazione, spazio, tempo, natura e divinitα. Altre polemiche segnarono gli anni del declino. Nel 1723 si svilupp≥ unÆa
ccesa disputa intorno a un estratto di Newton sulla cronologia degli antichi imperi, trasmesso dallÆabate Antonio Conti allÆAcadΘmie des inscriptions di Parigi, che lÆaveva pubblicato. Nonostante le dispute, Newton continu≥ ad essere attivo: lo attestano
le numerose \i queries\i0 aggiunte alla seconda edizione inglese dellÆ\i Opticks\i0 (1717), che propongono allÆesame sperimentale vari interrogativi sullÆetere e sullo ôspirito elettricoö per la spiegazione dei fenomeni del microcosmo e della struttur
a della materia û un tema abbozzato da Newton fin dal 1675 e ripreso in unÆappendice inedita alla seconda edizione dei \i Principia\i0 (1713) û e la grande massa dei manoscritti religiosi ed eruditi che Newton continu≥ a rielaborare per tutta la vita.
